A 3 km da Caserta e dalla mitica Reggia c’è un borgo costruito alla fine del 1700 da Ferdinando IV di Borbone. Cosa avrai mai di straordinario questo borgo?Sicuramente ha rappresentato un’utopia che oggi vediamo magari perfezionata e adottata come stile di vita da alcuni imprenditori illuminati. Ma a San Leucio, così si chiama il borgo,alla fine del XVIII secolo si è sperimentato un modello di comunità che si potrebbe invidiare.
Il re e la regina Carolina,austriaca intrisa della cultura illuminista, decidono di fondare una cittadella dedicata alla seta, lavorazione che ha resistito nei secoli e che ancora oggi è a base di una fetta dell’economia casertana (non necessariamente legata alla camorra e ai casalesi).
La cosa che sconvolge è che Ferdinando IV aveva creato un borgo dove donne e uomini erano uguali,avevano stessi diritti e stessi doveri. Dove le donne potevano rifiutare il pretendente. Dove l’istruzione era per tutti. Dove gli operai avevano case,tutti uguali, e fornite,alla fine del ‘700 di un bagno in casa.
La seta era il centro di un’attività commerciale e artigianale che produceva reddito per tutti. Certo c’è lo sfarzo dell’appartamento reale ma ci sono le macchine tessili ancora funzionanti e i due grandi torcitoi ancora attivi e che erano alimentati dal fiume che scorre sotto il palazzo.
Nelle case,come quella del tessitore a due piani, c’erano il camino, la sala per lavorare, la cucina, il bagno e la camera da letto. Ogni abitazione aveva un piccolo giardino.
Insomma un villaggio utopico con delle conquiste per gli operai e le donne che sembrano lontani anni luce.Eppure il borgo è lì a ricordarci che le cose si possono fare ma poi è importante anche saperle mantenerle.