Antonio e io siamo seduti davanti al mare che bagna la spiaggia di Marinella di Selinunte. Dall’altra parte c’è l’Africa.Il maestrale scuote il mare e anche noi. Così ci sediamo all’interno del ristorante. Sedie dipinte di azzurro ci accolgono. Parliamo un po’ del mare, del vento, di questa strana stagione e del terremoto in Emilia e così parliamo anche di Abruzzo e di quello di L’Aquila.
Ad Antonio si illuminano gli occhi. Mi chiede come sta la città.Gli mostro delle foto. Lo sguardo si incupisce e poi torna a sorridere. “Sai io sono arrivato a L’Aquila con la Protezione Civili siciliana. Facevamo i sopralluoghi per stabilire i danni e capire cosa si poteva ricostruire. Ad ognuno di noi era affidata una zona. Sai io ero nella zona del Palazzo di Governo. Ce l’hai presente?”
E come non avere presente quella piazza. Lì dietro c’è la chiesa dove facevamo riunione con gli scout e poi un poco più in là c’è la trattoria dove si andava ai temnpi dell’Università per mangiare degli gnocchi strepitosi.
E Antonio continua “una mattina sono entrato nella casa in fondo alla piazza. Ho superato il cortile e ho visto un violoncello appoggiato ad una sedia pieno di polvere, più in là un pianoforte , al centro della stanza, completamente ricoperto di pezzi di muro, calcinacci.Sono uscito di corsa. Era una scena insopportabile. Esco e la luce mi indirizza verso una montagna di macerie da cui spunta di tutto. Ma vengo attratto da qualcosa di verde . Sembra un libro. Mi avvicino.Lo estraggo e il cuore mi esplode.Non potevo credere ai miei occhi. Un libro, forse della fine del 1700, sulla Sicilia!Sulla mia terra. Lo guardo e decido di portarlo con me. Sai l’ho fatto restaurare. E’ quasi pronto.Voglio restituirlo alla città perché essere lì in quei giorni è stata un’esperienza indimenticabile e perché quello è il suo posto”.
E a L’Aquila quel libro tornerà presto molto presto.