Il V° rapporto “Sentieri”: la verità su inquinamento e malattie in Italia

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Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha monitorato 45 siti (ndr. 319 comuni per un totale di 5.900.000 abitanti) ed ha rilevato un eccesso globale di morti dovuto a cause oncologiche.
“Veritas” è uno studio pilota, eseguito su 95 pazienti oncologici, residenti nei comuni della Terra dei Fuochi, tra Napoli e Caserta. Attraverso test tossicologici, finalizzati a rilevare la quantità di metalli pesanti presenti nel sangue, ha il fine di contribuire a creare evidenze scientifiche che aiutino a dimostrare la correlazione tra esposizione a contaminanti e insorgenza di patologie tumorali e di evidenziare l’importanza di strumenti di citizen science in campo ambientale e sanitario. Il progetto ha come partner scientifico lo Sbarro Institute di Philadelphia, diretto dal Prof. Antonio Giordano ed è stato realizzato grazie alla collaborazione del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli presso il quale i pazienti hanno potuto realizzare le analisi tossicologiche.Lo studio è in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale Journal of Cellular Physiology.

Rischi per la salute umana
Gli agenti tossici ambientali, a cui tutti anche involontariamente siamo esposti rappresentano un rischio non trascurabile per la salute umana e sono di primaria importanza a livello globale. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato gli agenti chimici e fisici sulla base della loro potenzialità carcinogica, identificando numerose sostanze “certamente carcinogiche” per gli umani come diossina, benzene, furani, polluzione organica, metalli pesanti che sono in grado di innescare specifici e complessi percorsi cellulari modificando la struttura genetica e epigenetica delle cellule. “In Italia, nella Regione Campania, la situazione ambientale è critica e io ho accettato di coordinare questo progetto “Veritas” che è mirato ad uno screening sanguigno per la ricerca di metalli pesanti carginogenici in un gruppo ristretto di pazienti oncologici.

Bonifica in Italia
“Quello che abbiamo riscontrato – continua Antonio Giordano- è che le malattie più rappresentative sono quelle malattie croniche cardiovascolari e i tumori. Entrambe sono correlate anche a stili di vita errati. Ma per quanto riguarda i tumori l’ incidenza è più elevata in queste aree (Napoli-Caserta) se paragonata a quelloa della regione Campania in toto. Sono stati anche sottoposti a screening dei bambini che avevano per lo più tumori ematologici o cerebrali che sono tipici tumori infantili. Abbiamo dosato 4 metalli pesanti perché già classificati dallo IARC come carcinogeni. Metalli pesanti e diossine possono essere rilasciati nell ambiente a causa dell incenerimento di rifiuti solidi, rifiuti ospedalieri. Bisogna fare biomonitoraggio sulla popolazione a rischio e fare le bonifiche delle aree a rischio”. La parola bonifica in Italia richiama subito alla mente i SIN (Siti Inquinati Nazionali) che sono 58 e per 41 la bonifica è a carico del Ministero dell’Ambiente mentre per 17ricade sulle Regioni. Sono stati stanziati fin ad ora circa 3.148.685.458 euro ma le bonifiche procedono a rilento.

Le aree dei Sin
Sono circa 6 milioni gli italiani che vivono nelle aree dei Sin: Livorno, Taranto, Manfredonia, Falconara, Augusta , Gela. I siti sono anche nelle città come a Brescia dove a poche centinaia di metri dal centro storico, c’è l’industria chimica Caffaro (dal 1985 di proprietà della SNIA-BPD, poi divenuta SNIA S.p.A.) operativa dal 1906. L’industria inizialmente produceva soda caustica a partire dagli anni trenta, si dedicò prevalentemente a produrre composti organici del cloro, in particolare i PCB (policlorobifenili) dal 1938 al 1984, produzione di cui aveva l’esclusiva per l’Italia, su licenza Monsanto. Nel 2001, dopo la pubblicazione di una ricerca sulla storia della Caffaro, è emerso il grave inquinamento prodotto dall’industria nella porzione della città (circa 7 milioni di m2 in cui risiedono circa 25.000 abitanti). Come Terni, una delle città più inquinate del Centro Italia, dove numerose università, anche europee ( Trinity College di Dublino), studiano l’area e le sostanze che vi vengono riversate. “Nell’area della città di Terni vengono emesse ogni anno in atmosfera 1 – 1.5 tonnellate di sostanze cancerogene come cromo esavalente, nichel, diossine. Sarà legale, fatto nel rispetto delle regole, ma non è giusto”. Così si esprime il dottor Carlo Romagnoli, dell’Isde – Associazione medici per l’ambiente.

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La valle de Sacco
In aree come la Valle de Sacco, tra la zona a sud di Roma e la provincia di Frosinone, dove ci sono 157mila metri cubi di terra e rifiuti contaminati causati da decenni di inquinamento industriale, di discariche abusive (e non) e di lentezze burocratiche, sversamenti illegali nel fiume e rifiuti interrati. Fabbriche chiuse, proprietari dileguati o sotto inchiesta. Il fiume Sacco, affluente del Liri, ha fatto parlare di sé negli ultimi mesi per la schiuma bianca che ne ha invaso il letto: secondo le analisi dell’Arpa, è causata da vernice, detergenti, emulsionanti. O ancora Massa Carrara dove il 17 luglio 1988 ci sono state due esplosioni all’interno dell’impianto “Formulati Liquidi” della Farmoplant di Massa. La popolazione subisce irritazioni alle vie respiratorie, bruciori agli occhi, nausea, vomito, diarrea, allergie e varie manifestazioni alle vie aeree, al sistema neurologico e circolatorio anche nel periodo seguente l’esplosione. La Farmoplant aveva rilevato le attività dello stabilimento Montedison che produceva fertilizzanti azotati, chiuso nel 1972 per obsolescenza degli impianti, e riaperto nel 1976 l’impianto Farmoplant per la produzione, tra gli altri, di Rogor (dimethoate), Mancozeb, Trifluralin, Cidial, Atrazina, Parathion (alcuni di questi pesticidi saranno vietati negli anni ’90 per la loro tossicità sull’ambiente e sulle persone).

La storia
E per tutte la storia di Alessandra 44 anni, ha sempre vissuto nelle vicinanze della Farmoplant (respirando anche la nube tossica che si scatenò dopo l’esplosione del 1988). Lei ha perso sua figlia di 10 anni a cui viene diagnosticato, nell’ospedale Meyer di Firenze, un tumore al cervello rarissimo (glioblastoma multiforme, molto aggressivo). La bambina è stata sottoposta a ogni possibile terapia ma è morta nel novembre del 2013.Quando al Meyer di Firenze, per una sperimentazione, hanno analizzato il tumore hanno detto ai genitori (sottoposti anch’essi ad accertamenti)che la natura del tumore non era di tipo genetico ma dipendeva dall’inquinamento.
(pubblicato su Tiscalinews il 17 dicembre 2019)