Molti italiani non capiscono la posizione del nostro governo su Guaidò e alcuni pensano che è meglio tornare in Italia, almeno si potranno curare.
Caracas: ospedale universitario, saltano i generatori della luce, muoiono 6 bambini nelle incubatrici. Dal 23 gennaio 26 le vittime. Mercoledì 30 ci sarà un’altra grande manifestazione per le strade della capitale e non solo, che potrebbe essere un’ulteriore passaggio nella crisi venezuelana. Juan Guaidò intanto dichiara “A partire da questo momento iniziamo progressivamente e in maniera ordinata a prendere il controllo degli interessi della nostra Repubblica all’estero”, ma lo potrà fare solo in quei paesi che hanno già riconosciuto il suo ruolo.
Nel paese sud americano vivono circa 200mila italiani, registrati all’AIRE (Anagrafe Italiani all’Estero), ma secondo quanto riferisce Antonella Pinto, Presidente dei Giovani Italo Venezuelani, possiamo parlare di oltre 1 milione di presenze. Molti sono già tornati in Italia negli anni scorsi. Per chi è rimasto questo è un momento durissimo, fatto di un’alternanza di speranze e delusioni. Una battaglia quotidiana per sopravvivere.
Il Presidente della Camera di Commercio Venezuelo-Italiana, Alfredo D’Ambrosio, a Caracas, ci dice “ Stiamo vivendo una partita a scacchi, il governo è circondato, l’opposizione è in una posizione migliore. L’importante è capire che Guaidò non si è autoproclamato Presidente, ha assunto, secondo quanto prevede la costituzione, la Presidenza ad interim perché il 10 gennaio è stato proclamato presidente del Parlamento monocamerale,eletto nel 2015 per il periodo 2016/2021. Il mandato di Maduro, relativo alle ultime elezioni legali del 2013, scadeva il 23 gennaio 2019. E comunque l’assemblea si sta muovendo con cautela cercando una via di uscita: sta offrendo l’amnistia ai militari e funzionari del governo, per esempio la console di Miami- che è la città americana con il più altro numero di venezuelani – ha riconosciuto Guaidò. Stanno aprendo la strada agli aiuti umanitari internazionali che dovranno essere gestititi dalla Caritas. Ultima cosa si vuole favorire l’uscita dei militari cubani presenti sul territorio e sono oltre 20mila. Ma siamo in un momento delicato. Cosa succederà nessuno lo sa. Il governo forse sta cercando di capire chi potrà essere il capro espiatorio ma la gente sente che forse qualcosa sta cambiando”
D’Ambrosio parla anche di una sorta di fobia verso gli italiani, perché il nostro governo non ha una posizione decisa su Guaidò. D’altra parte in Venezuela circolano voci del rapporto tra Chavez e Gian Roberto Casaleggio, considerato un suo pupillo, che potrebbe aver ricevuto fondi tanto che molti accostano la V del Movimento Quinta Repubblica (di Chavez) che sarebbe la stessa V del M5S. Ma D’Ambrosio conferma che non ci sono prove di questi rapporti. Intanto l’economia venezuelana rotola in un’inflazione senza freni. Ieri un dollaro americano era scambiato con 2500 bolivar, oggi ne servono 3500!
A Valencia, la terza città dello stato sud americano, c’è la comunità italiana più popolosa, dopo Caracas, e Antonella Pinto, è una giovane avvocato, che lavora nell’impresa di famiglia che produce scarpe. E’ membro dei Comites (Comitato italiani all’Estero). Ha partecipato alla grande manifestazione della scorsa settimana
“L’Avenida era piena, 10 km di persone, un fiume di gente anche per le strade laterali. Una cosa impressionante. La situazione è complicata perché la maggioranza riconosce Gauidò come presidente ma la minoranza è ancora forte soprattutto tra i militari e ci aspettiamo momenti duri. E’ importante la pressione internazionale. Qui i servizi pubblici non funzionano, oggi abbiamo la luce ma magari fra 1 ora va via e rimaniamo due giorni senza. Non si trova da mangiare e quando lo trovi costa tantissimo. Così non si può andare avanti”
“A Valencia abbiamo un problema di acqua gravissimo. Anche perché l’acqua che usi per lavarti non la puoi bere. C’è chi ha problemi alla pelle, agli occhi. I nostri connazionali vivono come tutti i venezuelani, non trovano il cibo, i servizi non funzionano e soprattutto la salute è colpita. Adesso se devi andare dal medico ci devi pensare bene. Con gli ospedali è peggio, non ci sono i medicinali e quelli che si trovano costano tantissimo. Ammalarsi è un lusso. Molti pensano che è meglio tornare in Italia, almeno si potranno curare. Adesso l’Ambasciata, con un accordo, sta portando i medicinali dall’Italia. C’è una ditta che ha il contratto con il governo italiano e adesso chi è iscritto all’AIRE ( circa 200 mila) può chiedere aiuto, dimostrando di averne bisogno. Ma c’è un problema burocratico perché non sono attivi i vice consolati, in quanto non riconosciuti dall’Assemblea, e quindi tutto deve passare per Caracas e non tutti si possono permettere di arrivare a Caracas. Ma la sensazione, oggi, è che stiamo per uscire da un tunnel anche se Maduro ancora non cede e questo crea angoscia. Intanto nei “barrios”, le periferie povere delle grandi metropoli come Maracaibo e Caracas, le violenze aumentano. Lì vive la parte della popolazione più bisognosa ma sono anche sacche di criminalità e la Guardia Nacional interviene e sono sicura che ci siano molte vittime”.
Tutti aspettano mercoledì, sperando in una spallata definitiva a Maduro e intanto sperano di avere l’acqua, la luce e di trovare del cibo!
(pubblicato su Tiscalinews del 29 gennaio 2019)