I fatti di <strong>Colonia</strong> hanno rilanciato il tema della violenza sulle donne. Poche le voci fuori dal coro: tutti concordi sul fatto che siano stati gli immigrati e da lì ci è mossi tra commenti, articoli, talk show.
Ad oggi, dalle ultime notizie fornite dalla Polizia tedesca, <strong>sono indagate 19 persone di cui 10 richiedenti asilo e 9 probabili clandestini. 4 di loro sono in stato di fermo per furto. Dall’elenco dei sospettati sono spariti il serbo, i due tedeschi e l’americano di cui si era fatta menzione qualche giorno fa.</strong>
I titoli dei giornali stanno virando su “<strong>presunte violenze”</strong>. Si è anche scoperto che il video postato sul web per dimostrare le “violenze a Colonia” era stato girato a Il Cairo nel 2012 Le immagini sono relative all’aggressione ad una giornalista tedesca a piazza Tahrir, nei giorni della cosiddetta “Primavera araba”. <strong>Il falso</strong> è stato svelato da Julia Leeb- la giornalista che subì l’attacco-, sulla sua pagina Facebook.
Intanto in Germania tre giornalisti, come riportato anche da Chiara Saraceno in un articolo su Micromega 8 gennaio 2016, Dagmar Dehmer – Hans Monath e Andrea Dernbach propongono una riflessione sul fatto che forse la focalizzazione dell’attenzione sull’origine etnico-nazionale degli aggressori potrebbe essere un modo di <strong>sottovalutare ancora una volta la violenza specifica di genere </strong>dei fatti di Colonia (e di altre città).
Secondo una ricerca Eurostat, una donna europea su tre dai 15 anni in su dichiara di aver subito violenze fisiche e/o sessuali, in stragrande maggioranza da un famigliare, amico o conoscente, ovvero non in luoghi aperti e da sconosciuti. E sulla Germania i dati confermano l’opinione comune che i giovani maschi mussulmani praticanti sono più disponibili alla violenza ma “ non si deve trascurare che oltre il 70% degli aggressori sessuali sono tedeschi, il 30% straniero. Ed è tuttavia molto più difficile che un tedesco sia condannato e denunciato rispetto a uno straniero.”
E quindi tutto quello che è successo in questi giorni può diventare,anzi sta diventando, <strong>strumento nel conflitto politico</strong>, aperto in Germania e in tutta Europa, su migranti e richiedenti asilo. Tanto è vero questo che su face book ci sono gruppi che organizzano “la caccia” all’immigrato.
E la violenza di genere passerà in secondo, ma anche terz’ordine…se mai se ne volesse discutere con buona pace di chi dice “no pasaran sul corpo delle donne”.
E dove erano le voci del “no pasaran…”, e dove eravamo tutti noi quando a Pordenone, dicembre 2015, <strong>la Confesercenti</strong> avviava una campagna pubblicitaria utilizzando il quadro <strong>“L’origine del mondo”</strong> del pittore realista Gustave Courbet ? Nel dipinto appare una donna sdraiata con le gambe aperte. La Confesercenti lo ha “guarnito” di una ragnatela sulle parti intime della donna aggiungendo “Torniamo alle origini, la felicità di fare impresa, la forza di costruire un futuro e di ricominciare a sognare… Togliamo la ragnatela… Campagna di sensibilizzazione contro il malcostume, il malgoverno e la burocrazia. Iscriviti alla Confesercenti”. Che ne dite? E’ violenza di genere?E quante voci, a livello nazionale, si sono alzate contro il manifesto?
(pubblicato su Malitalia.it 11 gennaio 2016)