Noi donne ci siamo, forse, perse per strada. Noi donne, forse, abbiamo cercato tanto l’emancipazione che alla fine questa ricerca è diventata una gabbia.
Una gabbia dorata in cui ci siamo rinchiuse. Un gabbia che ci ha rese schiave della forma. E’ vero che possiamo parlare di come la società e la cultura siano cambiate negli ultimi 20 anni, ma la domanda è: quanto ci siamo opposte noi a questo cambiamento?
Quanto conta essere belle, sempre giovani, tutte uguali?
Un noto chirurgo, Roy De Vita, dice che le donne vanno dal chirurgo estetico perché vogliono piacere ad una platea e non lo fanno per loro stesse. La richiesta del mercato è questa ed allora tutte a rifarsi il naso, a inseguire punturine di botulino……
Quindi siamo merce che si offre ( tanto che una delle ragazze del giro di Berlusconi ha detto che se una è brutta deve stare a casa). Quindi siamo tante belle mele lucide nella cesta davanti al fruttivendolo. Quelle che rimangono delle mele ranette non vengono nemmeno esposte. E così anche essere donne “diverse” diventa un ulteriore problema. Qualcosa difficile da capire in un mondo stereotipato e fatto di caselle: alta, bionda, tette rifatte o rialzate, labbra a cuore, trucco evidente e tacco 12 oppure mora, capelli lunghi, sempre con il tubino nero, scarpe un po’ fetish anche di prima mattina.
Insomma, abbiamo conquistato la parità perché siamo libere di andare dal chirurgi estetico e diventare quel simbolo di femminilità omologata che domina la nostra società? E soprattutto era questo che volevamo e per cui ci siamo tanto battute?