Questo è il titolo dell’incontro che si è tenuto giovedì 10 febbraio alla London School of Economics, nella settimana dedicata all’Unità d’Italia.
Una settimana a capire cosa è l’Italia. Ne hanno discusso Bill Emmott ma anche Gianluca Vialli e per finire Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Il 10 si è parlato di crimine organizzato: cosa è cambiato nelle mafie,il ruolo della finanza mondiale nella loro crescita. Con me Laura Garavini, deputata del PD e membro della Commissione Antimafia, l’imprenditore calabrese Antonino Di Masi, il prof.Federico Varese dell’Università di Oxford, il Procuratore Aggiunto della DNA Dott. Alberto Cisterna ( in collegamento dall’Italia). Il tutto moderato da Fabio Cavalera, corrispondente da Londra del Corriere della Sera.
Londra, la City, da sempre sono state la meta dei “mafiosi” più attenti ai mutamenti dei tempi. Vale la pena ricordare Sindona e Calvi con la sua misteriosa morte sotto il ponte dei Frati Neri, proprio a Londra. Questa città, internazionale e multietinica, è anche la patria della massoneria che molto ha a che fare con le mafie.
Una città dove il crimine organizzato italiano, ma anche quelli emergenti come russo e la cinese, hanno trovato un terreno fertile per investimenti e soprattutto per il riciclaggio dei capitali ottenuti con il traffico di droga, finanziamenti illeciti, aste truccate, traffico d’armi.
Qui tutto si trasforma e prende la forma di un doppiopetto grigio e ben stirato, inappuntabile e “formalmente” non indagabile.
Ma è importante sottolineare che soprattutto mi hanno colpito alcune cose: la partecipazione alla vita italiana anche di chi ha deciso di lasciare la sua terra definitivamente ( una ragazza catanese ha detto “ ho rinunciato ai miei genitori e a mio fratello. Vivo qui da 15 anni a Catania andavo nella stessa scuola cattolica delle figlie di Santapaola e nel mio palazzo abitava Calderone”) e di chi, legandosi alle parole di Pippo Fava, chiede “ ma chi usa chi? E’ Dell’Utri ha usare la mafia o il contrario?”. Domanda attuale perché è oramai innegabile il legame, coeso, tra le due forze. Come è stato anche evidente nella discussione relativa alla Commissione Antimafia che ha cercato di fare luce sulle liste elettorali e che, come confermato dall’On.le Garavini, ha visto l’omertà di alcune Prefetture rispetto ai dati richiesti. Fra queste fa spicco quella di Milano e il Prefetto Lombardi che ha sempre detto “a Milano la mafia non esiste” e smentito dall’indagine “Crimine” che ha portato all’arresto di 302 ‘ndranghetisti (la maggior parte al Nord). A onor di verità bisogna ricordare che il Prefetto Lombardi è lo stesso che ha favorito la signorina Polanco ( conosciuta come Marysthell nell’indagine Ruby-gate e fidanzata con un narcotrafficante) nella richiesta di un passaporto italiano.
Un altro aspetto è il cambiamento delle mafie. Secondo il professor Varese esse non sono cambiate, non si sono evolute e su questo forse le posizioni non sono tutte univoche. Forse non è cambiata l’anima ma certamente hanno cambiato il vestito e il modo di presentarsi cercando di sovvertire il detto “che il vestito non fa il monaco”.