(di Pietro Grasso da Malitalia storie di mafiosi, eroi e cacciatori)
Nella vita sembra che uno faccia delle scelte ma è lei stessa che ti porta a farle. Un giorno mi chiamò il Presidente del Tribunale di Palermo per nominarmi giudice a latere del maxiprocesso. Ne parlai a casa con mia moglie e le dissi di scegliere democraticamente “ma se non vado a fare il maxiprocesso abbandono la magistratura, non avrei il coraggio di tornare tra i miei colleghi”. E così nell’autunno dell’85 iniziai ad avere la scorta e da allora la mia vita è cambiata ma bisogna accettare con serenità quanto il destino ti offre. Pensi di essere tu a scegliere ma non è mai così.
“Noi siamo come una casa allagata e togliamo l’acqua con lo straccio, ma mentre noi facciamo tutto questo, c’è qualcuno che ha pensato di chiudere i rubinetti?”. Questo mi ha detto,sconfortato, un mio sostituto qualche tempo fa. Ma noi dobbiamo continuare perché sono tante le persone uccise dalla mafia e le riflessioni sul passato devono indurre a migliorare il presente e, poi, per non morire di mafia è necessario analizzare il fenomeno, parlarne, discuterne. Il silenzio, di oggi, è il migliore alleato, di domani, della criminalità organizzata e rende i cittadini meno liberi.
E la lotta alla mafia non può essere fatta solo di repressione occorrono misure sociali e civili, prima di tutto per il sud. E soprattutto bisogna incidere, fortemente, nei rapporti tra crimine organizzato e pubbliche amministrazioni. Purtroppo la politica locale, lo testimoniano i consigli comunali sciolti per mafia (182 e alcuni più di una volta), è soggetta a questa infiltrazioni. E quindi bisogna tagliare, spezzare per sempre questi legami.
Tutto questo è difficile, in un momento di crisi di risorse cui sopperiamo con la qualità degli uomini. Ma dobbiamo continuare fino in fondo.