Villagrazia di Carini, un caldo giorno dell’estate del 1989. Il 5 agosto Nino Agostino e sua moglie Ida,al quinto mese di gravidanza, vengono uccisi dinanzi ai propri familiari.
Il padre Vincenzo è un signore garbato, ostinato che non si arrende di fronte al dolore più grande che possa colpire un genitore, sopravvivere al proprio figlio. La sua barba bianca è la testimonianza del suo non volersi arrendere, della sua ostinazione.
Vive solo per scoprire chi ha ucciso Nino, Ida e la nipotina che stava per arrivare. Un pentito, Oreste Pagano ha raccontato che ad un matrimonio,in Canada, ha sentito raccontare di questo omicidio da Alfonso Caruana (boss siculo-canadese di Cosa Nostra)” sono stati uccisi perché il poliziotto aveva scoperto i collegamenti tra le cosche ed alcuni componenti della questura. Anche la moglie sapeva e per questo morì”
Questi collegamenti che Nino aveva scoperto forse portavo al collega Guido Paolilli, iscritto nel registro degli indagati in seguito ad una conversazione intercettata con il figlio nella quale parlava delle carte, chiuse nell’armadio di Nino, che lui aveva distrutto?
Questi collegamenti sono legati forse, come le ultime indagini mettono in evidenza, al fallito attentato, all’Addaura, a Giovanni Falcone il 20 giugno 1989?
Certo la morte di Nino e Ida aspetta ancora oggi la verità. La aspettano anche papà Vincenzo e mamma Augusta. La cercano anche per non credere che per lo Stato ci siano morti di serie A e quelli di serie B. La aspettano per non sentirsi traditi proprio da chi dovrebbe proteggerli e dargli giustizia.