Dal cuore dell’Aspromonte all’hinterland milanese. Dalla pragmatica Germania alla Colombia dei narcos.
Gli eredi delle famiglie che hanno scritto col sangue – e nel sangue – la storia della ‘ndrangheta hanno lasciato la Calabria.
E si sono trasferiti in giro per il mondo.
Un esempio su tutti: Buccinasco, periferia di Milano, paese che magistrati e investigatori definiscono “la platì del nord”.
Oggi i giovani della ‘ndrangheta sono manager, arrivati, di gradino in gradino, in via Montenapoleone, a capo di uffici e società per azioni.
Usano il Blackberry, comunicano con Skype, parlano quattro lingue, hanno in tasca la polvere bianca migliore.
I figli della mafia calabrese hanno imparato dagli errori dei genitori, ormai in carcere.
E ora hanno in mano le redini di un monopolio quasi assoluto, che non si limita al traffico di cocaina, ma si estende agli appalti e ai negozi, alle discoteche e alle società di costruzione.
Sono la “generazione invisibile” della nuova ‘ndrangheta, una delle forme di criminalità organizzata più forte, più agguerrita, più ricca del mondo.
Che si nasconde per non far rumore.
Che al sangue preferisce gli affari.
Che tesse la sua ragnatela dalle stanze dei bottoni ai traffici mondiali di droga, dai cartelli colombiani alla periferia di milano, unendo onore e rispetto, sempre e solo in silenzio.
Quel silenzio che ha trasformato la ‘ndrangheta nella più prosperosa multinazionale criminale italiana.