Era dai disordini del 1992 che Los Angeles non viveva una protesta così forte, dura, devastante. Ryan Gattis nel suo “1992 L.A. Riots” riporta una frase di Rodney King, il tassista pestato violentemente dalla Polizia di Los Angels, ”non potremmo andare tutti d’accordo? Smettere di rendere la vita impossibile ai nostri vecchi e ai nostri bambini?”
Una frase che risuona ancora oggi nelle strade d’America dove a migliaia protestano per la morte di George Floyd e il grido è “Black lives matter” (“le vite nere contano”).
Il sindaco della metropoli californiana Eric Garcetti ha scritto in un tweet “Il comportamento duro, aspro della polizia non trova spazio a Los Angeles e appanna la professionalità di migliaia di altri uomini in divisa, che ogni giorno si battono per far finire le ingiustizie”. Nello stesso tempo ha però detto “La rabbia non deve consumarci. Il progresso arriva con la pace”.
La morte di George Floyd ha risvegliato un pezzo di America che, stremata dall’epidemia di Covid-19, dove 38,5 milioni di persone sono senza lavoro e 40mila sono i morti per il coronavirus, si appresta a tornare al voto per le presidenziali il prossimo novembre. Per molti analisti queste proteste sono uno strumento politico nelle mani di repubblicani e democratici? A chi gioveranno? Il “trumpismo” non è certo lungi dallo sparire dallo scenario politico ma certamente la “silenziosa” figura di Joe Biden sembra sempre più presente nella vita degli americani.
Intanto a Los Angeles continuano le proteste e l’atmosfera è sempre pesante come i si racconta Gabriele Ciampi, compositore e direttore ‘orchestra , che vive nella città dal 2011.
Gabriele come è la vita a Los Angeles in questi giorni?
Una situazione di emergenza così non mi era mai capitata dal mio arrivo a Los Angeles nel 2011…intanto diciamo che pensavo che il peggio fosse passato dopo la recente emergenza per la pandemia; avevo appena scritto e pubblicato una canzone She Walks in Beauty con testo ispirato alla celebre poesia di Lord Byron e il video, in realtà un reportage, è stato anche condiviso dalla Obama Foundation come messaggio di speranza…quindi c’erano tutte le premesse per voltare pagina e pensare positivamente al futuro…poi sabato 30 maggio in 30 minuti sei è scatenato l’infermo! mi trovavo tra Fairfax e 3rd street, una delle zone principali per commercio qui a Los Angeles, piena di negozi e caratterizzata dalla presenza di uno dei più grandi e antichi mercati della città “Farmers Market on 3rd street”. Sembrava un pomeriggio tranquillo, di festa considerando il fatto che proprio quel sabato ci sarebbe stata la riapertura di tutte le attività commerciali e della ristorazione….era prevista una manifestazione totalmente pacifica per ricordare la tragica morte di George Floyd ed effettivamente appena arrivato sul posto avevo notato centinaia di persona che stavano protestando civilmente; all’improvviso, nel giro di 30 minuti, un caos assordante, fumo nero da tutte le parti per auto della polizia incendiate, lancio di oggetti e colpi di pistola, urla e il mercato, che fino a quel momento stava lavorando come al solito, è diventato uno scenario di guerriglia…non è stato possibile scappare perché la polizia ha creato dei veri e propri cordoni e ci ha impedito di muoverci, sono stati minuti che sono durati ore, è ancora difficile per me ricordare quella giornata perché sembra tutto surreale… Questa situazione però deve farci riflettere, da quello che ho visto io la polizia non ha avuto un atteggiamento collaborativo ma del tutto intimidatorio: credo che il problema delle barriere culturali in USA non è stato risolto e queste persone in rivolta vogliono essere ascoltate. Ho capito questo da 5 giorni di coprifuoco militare, 5 giorni in cui non è stato possibile uscire di casa, soltanto per qualche ora in mattinata. E’ molto strano parlare di questa situazione in un Paese che il simbolo della libertà e dell’uguaglianza, ma a che allo stesso tempo schiera i carri armati e la Guardia nazionale ad Hollywood, Beverly Hills e nelle principali autostrade.
Hai avuto paura in questi giorni?
La paura c’è sempre, da 1 settimana ogni volta che esco..più che altro perché non si sa cosa possa accadere…però insisto nel sostenere che c’è un grande bisogno di ascolto, per questo motivo ho aderito alla richiesta del Presidente Obama di sostenere l’Obama Foundation e il #blacklivesmatter: tramite le arti è possibile cambiare le cose. In particolare la musica ha un ruolo chiave in questa fase, possiamo trasmettere un messaggio universale, la Musica arriva a tutti e supera ogni barriera, basta chiudere gli occhi per ascoltare un brano e nel buio si può vedere la luce…questo sarà il mio impegno mediatico e artistico, in particolare in Italia, per sostenere la Fondazione Obama e cercare di creare attraverso la musica quella coesione sociale che nel nostro paese purtroppo manca. Il mio reportage su questa settimana è solo un documento che non deve far dimenticare i tragici fatti di razzismo che ogni giorno si verificano negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo. Ho scelto come musica per questo reportage l’Adagio per archi perché è stato registrato con musicisti provenienti da diversi paesi a dimostrazione del fatto che la musica non ha barriere ed è l’unico collante tra culture profondamente diverse.
Come vive la città questo momento?
Los Angeles è il punto di incontro tra diverse culture e proprio questo aspetto mi ha spinto a rimanere qui. A volte durante una cena con 5-6 amici ti accorgi dei avere a tavola 4 Paesi diversi…cosa veramente straordinaria perché una integrazione completa tra culture diverse e questa integrazione solo una città come Los Angeles la può regalare. La cosa che mi ha colpito, in positivo, aver visto manifestare in questi giorni diversi culture, gli episodi di razzismo vanno oltre il colore, religione, idee ma serve un messaggio forte che possa riunire tutti: è un manifestare universale che non ha colore. Il sindaco Garcetti ha avuto momenti non facili a causa delle manifestazioni dei giorni scorsi davanti alla sua residenza dove sono state arrestate oltre 100 persone in poche ore…scene così non fanno bene, vedere in TV la residenza blindata da polizia e guardina nazionale non è un bel segnale. Devo però dire che gli arresti ci sono stati per violazione del coprifuoco e non per atti violenti. I cittadini americani uniti hanno gridato la loro disperazione al primo cittadino, speriamo ci sia la volontà di ascoltare. Ascoltare o ancora meglio, come diceva Martin Luther King, “dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo, insieme, come stolti”