Martina e gli altri connazionali sono impauriti, capiscono che il nostro consolato e la nostra ambasciata siano pressati da molte richieste ma la loro paura è di rimanere bloccati in un paese dove il sistema sanitario è veramente arretrato, dove non c’è nessun tipo di assistenza.
Martina Macchiavello ci risponde da Vientiane, capitale del Laos. È chiusa in albergo come altri connazionali sparsi nei pochi hotel rimasti aperti nella città oramai vuota come dimostrano le foto che Marty ci invia. Lei e i suoi amici sono arrivati, da Londra, a febbraio per un viaggio tra Laos Cambogia e Vietnam. Tutto è andato bene fino a metà del viaggio, quando hanno saputo che il Vietnam aveva chiuso le frontiere.
Hanno cercato di uscire e dall’aeroporto in Luang Prabang hanno cercato di andare a Bangkok. Acquistano il biglietto ma all’aeroporto vengono rifiutati perché con passaporto italiano, gli amici francesci possono imbarcarsi. Questo più di una settimana fa. Tornano quindi a Vientiane, la capitale, dove tutto sta chiudendo (negozi, alberghi, ristoranti) e cercano, tramite il consolato italiano in Laos, l’ambasciata è ad Bangkok Kong, di capire cosa fare. Ma anche loro non sanno cosa consigliare se non trovare un volo che li riporti in Europa.
E così fanno i nostri connazionali. Acquistano un volo per sabato 28 marzo per Bangkok dove avrebbero dovuto prendere un volo per Monaco di Baviera! Sembra un sogno, a loro sembra di avercela fatta e invece la doccia fredda. Il volo viene anticipato a venerdì e quindi dovrebbbero attendere, in aeroporto, più di 24 ore il volo per Monaco ma questo non è permesso dalla misure restrittive del governo thailandese per chi ha passaporto italiano. E quindi dopo 6 ore in aeroporto si torna in albergo ad aspettare la soluzione.
Intanto ci sono altri 20 italiani bloccati nel sud del paese quasi al confine con la Cambogia e lì non ci sono aeroporti. Martina e gli altri connazionali sono impauriti, capiscono che il nostro consolato e la nostra ambasciata siano pressati da molte richieste ma la loro paura è di rimanere bloccati in un paese dove il sistema sanitario è veramente arretrato, dove non c’è nessun tipo di assistenza. Loro escono solo per le necessità primarie (la spesa), con la mascherina ma la preoccupazione è tanta visto che anche gli uffici di cambio stanno chiudendo e fra poco non potranno fare più nulla neanche acquistare da mangiare.
(Pubblicato su Tiscalinews del 29 marzo 2020)