Una signora di 81 anni esce di casa. Siamo in Lombardia. Finisce dentro una buca. Dolore ferite e la causa al comune di Milano. La decisione finale del giudice lascia stupiti perché il verdetto finale dà torto alla signora “la caduta si è verificata nelle vicinanza dell’abitazione dell’attrice in orario in cui l’imperfezione poteva essere agevolmente rilevata”. E quindi sostanzialmente è colpa della signora se è caduta nella buca!
Questo è uno degli esempi che Stefano Zurlo, giornalista de Il Giornale, riporta nel suo libro “Preponenti ed impuniti”. Un attacco alla giustizia o comunque ad una parte dei magistrati. Le storie citate nel libro provengono dall’archivio del Consiglio Superiore della Magistratura.
Stefano Zurlo è stato sempre sensibile ai temi della giustizia, della sua riforma,. della lentezza attuale . In Italia ci sono circa 5 milioni di cause pendenti.
E il cronista scrittore apre uno squarcio su questo mondo fatto di attese, rancori. Di lotte e di rese incondizionate. Di sopraffazioni. Ci spiega come è difficile aver ragione, anche quando la sia ha.
Ci troviamo dio fronte a giudici che ammettono armi in aula o a sentenze mai depositate. I 12 anni di attesa per recuperare un credito.
Il libro parla della “casta “ dei magistrati che tende a non riformarsi e che tiene prigionieri i cittadini. Un j’accuse molto forte fondato su dati e fatti.
Dati e fatti che, come ha detto il Vice Presidente del CSM in un incontro con l’autore,gli sono stati forniti proprio dal governo di autocontrollo della Magistratura.
Rimane il fatto che molti dei lettori possono ritrovarsi nei casi elencati : non c’è il reato ma c’è la colpa,la pazienza del giudice dura un quarto d’ora,undici anni e 30 mila euro per separasi,la legge è inapplicabile, scandalo alla fallimentare ( attualissimo vedendo cosa è successo tra la Basilicata e Roma nell’ultimo periodo).
Un libro che parla di potere e immunità e passa alla lente di ingrandimento gli errori, le imperfezioni del mondo della magistratura.
Un libro da leggere con occhio critico e con la capacità di vederlo come esempio di un mondo ma non come la sua esatta completezza.
Una provocazione per essere più trasparenti e più attenti. Una provocazione per spingere il sistema giudiziario a migliorasi. Una provocazione per fare uscire allo scoperto gli errori e a non auto tutelarsi semplicemente perché appartenenti alla famiglia “della magistratura”.