La dedica di questo libro fa capire subito quale è la “giusta parte”. Recita infatti “Questo libro è dedicato a tutti quelli che credono che combattere le mafie sia sempre compito di qualcun altro”.
18 autori, tante storie di antimafia, di quella fatta sul campo.
Nell’introduzione del libro si riporta un pensiero di Italo Calvino “Ci sono due modi per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno,non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Come Renato Natale, medico presidente di due associazioni di volontariato. E’ un vulcano che ha deciso di mandare a quel paese chi, nella sua terra, se la fa con i clan. Uno degli avvertimenti gli arriva il 16 giugno 2011 “Noi non siamo ancora morti smettila di fare esposti altrimenti ti ammazziamo. Ricordati che hai moglie e figli”.
O come Giovanni Grasso medico a Castel Volturno, in provincia di Caserta,al Centro Fernandes . Lui cura tutti soprattutto le donne e i bambini dei tanti migranti che vivono lì. Lo fa senza risparmio di energie. E a spese sua cura chi non può permettersi una visita specialistica. “Sono un medico a chiamata” dice di se stesso.
E poi c’è la storia di Amico, Pace e Croce che all’inizio sembra un gioco di parole e che in vece racconta la morte del magistrato Rosario Livatino.
Tanti racconti, stili diversi, vite diverse che però ci fanno capire che non dobbiamo convivere con l’inferno e che forse vale la pena di scegliere ciò che non è inferno e che possiamo dargli spazio nella nostra vita.