Una piccola libreria “Nero su Bianco”, a Roma, al centro di Trastevere, a Piazza San Cosimato, la passione di Mariangela Mincione e la voglia di portare la cultura e le grandi storie tra la gente. Con questi ingredienti ( e con la complicità delle telecamere di RAI Millepagine e Vittorio Castelnuovo) nasce il colloquio con il professor Giovanni Sartori, politologo di fama internazionale, nato a Firenze nel 1924 compagno di Università di Giovanni Spadolini che “aveva in testa di diventare Presidente della Repubblica e non ci riuscì per un voto”.
Ha appena pubblicato un libro “Logica,metodo e linguaggio nelle scienze sociali” in cui enuncia la sua convinzione che nessun progresso scientifico può essere raggiunto quando mancano basi concettuali e metodologiche precise poiché nulla si produce se non si è “criticamente” consapevoli di ciò che si sta studiando ed analizzando. La coscienza critica, per il professor Sartori, rende lo scienziato sociale un “pensatore consapevole” che guarda al suo oggetto di analisi senza lasciarsi fuorviare dai miraggi delle tecnologie contemporanee.
Ma il Professore parla anche del fatto che la nostra vita è un mix di caso, fortuna e ostinazione. Ma parlare con Giovanni Sartori è un’avventura che parte dai suoi studi e dall’Università e che arriva ad oggi: alla crisi, ai giovani, alle prospettive di questo mondo.
-Professore partiamo dalla questione Bankitalia. Un “pasticciaccio” brutto
Del problema di Bini Smaghi si sapeva già da tre mesi, la carica ha una durata fissa e quindi Berlusconi non poteva promettere a Sarkozy nulla. Quando si fanno le offerte devono essere accettabili. Ma il nostro governo è nella totale disorganizzazione, siamo nelle mani di dilettanti di terza categoria. Siamo retti da buffoni.
-Parole forti professore, passiamo alla politica estera: dopo la Libia la Siria?
Non credo, la situazione è completamente diversa. Dietro la Siria c’è l’Iran e finchè c’ è questo sostegno non succederà nulla. Intanto anche la Turchia sta diventando un riferimento. Comunque si tratta di lotte legate al petrolio. Adesso ci sarà un po’ di confusione, qualche cambiamento e poi si tornerà ad un sistema di banditi.
-Per quanto riguarda la Libia quali le possibilità dell’Italia per la ricostruzione?
La Libia l’abbiamo persa. Siamo riusciti in un’impresa impossibile.
(Qualcuno dal pubblico dice “Berlusconi ha portato male a Gheddafi.Gli ha baciato la mano e guardate come è finito!” e il Professore subito, pronto, risponde “Lo dirò a Putin anche se lui è più in gamba! “.Ndr)
-Passiamo alla crisi. Quanto durerà?
Sarà molto lunga. Ricordiamoci che la grande depressione del ’29 durò fino all’inizio della seconda guerra mondiale e solo l’industria bellica aiutò gli Stati ad uscirne. Inoltre questa è gestita male: troppi attori in campo e troppo litigiosi. Durerà tantissimo perché ci sono molti derivati occultati ovunque e nessuno sa quanti sono e le banche non lo dicono. Sono carta straccia. E comunque gli altri paesi sono messi meglio di noi che siamo subito dopo la Grecia.
-Una riflessione sui giovani e il loro futuro
I giovani dalla loro parte hanno solo l’energia. Ci vuole una scuola più forte e in questo momento non mi sembra che in Italia goda di buona salute.
Forse questa intervista può essere conclusa proprio da una frase del Professor Sartori “Il pessimismo dell’intelligenza va combattuto da un ottimismo della volontà”.
(pubblicato su www.malitalia.it e www.lindro.it)