Verità’, Libertà’, Giustizia. Per questi ideali vive e lotta Giuseppe Fava, scrittore,drammaturgo e giornalista che, affascinato, guarda, con l’incanto e l’ingenuita’ di un ragazzo, Catania,la citta’ all’ombra dell’Etna. Quella città dagli angoli barocchi e dal “cuore” malato da un’inguaribile cancro, la mafia.
Un uomo, un giornalista che si fa carico di raccontare la corruzione, la violenza e la criminalita’. Un giornalista che grida, a voce alta, la verità di quei giorni in cui, sia a Palermo che a Catania, gli omicidi si confondono con la quotidianita’.
Tacere, l’unico verbo che Giuseppe Fava non contempla nel suo vocabolario, e in nome della verità fonda “I Siciliani” dove,i suoi editoriali, segnano, nero su bianco, la realtà corrotta della Sicilia e della mafia catanese, guidata dai loschi affari di Nitto Santapaola, il boss che nel settembre dell’82 condanna a morte il Generale Dalla Chiesa e che pronuncia lo stesso verdetto anche per lui, Giuseppe Fava.
IL 5 gennaio 1984 alle 22, 5 colpi di una calibro 7,65, in una Catania sonnolenta e silenziosa, mettono fine alla vita di un uomo.
Ma non alle sue idee.
“amico mio, chissa’ quante volte tu hai dato il voto a un uomo politico corrotto, ignorante e stupido, solo perche’ una volta al potere ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione a un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. cosi’ facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente piu’ laidi, piu’ disponibili alla truffa civile, piu’ dannosi alla societa’. di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa e’ tua…”..