(Tratto da Malitalia – di Nicola Lillo)
È bello poterlo immaginare seduto con le gambe incrociate, la schiena dritta. La barba lunga e bianca, i capelli legati. I vestiti candidi, che fanno un tutt’uno con l’uomo. Un mantello rosso gli copre le spalle, mentre sorseggia il tè, appena preparato nella sua piccola “gompa” costruita sull’Appennino Tosco-Emiliano. A Orsigna, piccolo paesino in provincia di Pistoia; il suo Himalaya.
Una terra ricca di colori, odori e spiritualità.
Sono sei anni che Tiziano Terzani ha lasciato il suo corpo, come amava dire. Ed è in periodi di crisi come quelli che stiamo vivendo che si sente di più la sua mancanza.
Un giornalista “sui generis”, viaggiatore instancabile. Reporter, fotografo e, alla scoperta del cancro, un uomo diverso, nuovo, capace di far riflettere con poche e semplici parole.
Era questo e tanto altro Tiziano. Impossibile da definire, impossibile da inquadrare. Sempre sorprendete, coinvolgente, emozionante.
Ma, nonostante oggi non ci sia più, a noi giovani, che non abbiamo ancora superato la soglia degli “anta”, aspiranti giornalisti e non, ha lasciato un bagaglio di insegnamenti sconfinato.
Il giornalismo per Terzani era una missione. “Una missione religiosa, se vuoi, non cedendo a trappole facili. La più facile è il Potere. Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci? Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al Potere, di dare del “tu” al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Questo è il giornalismo”. Un concetto che, oggi più che mai, deve essere fatto proprio dai giornalisti o da aspiranti tali.
Ma Tiziano non solo di informazione si è occupato. La scoperta del cancro lo ha portato a compiere un percorso inconsueto, inaspettato. Forse considerato un po’ “folle” per noi occidentali, legati ai nostri guadagni, alla nostra casa, a tutto quello che ci circonda: alla materialità. Trascorse mesi sull’Himalaya. Senza alcuno al suo fianco. Alla ricerca di se stesso.
E da questa esperienza è nato un Terzani differente, nuovo, “spirituale”. E tanti sono gli insegnamenti che noi giovani possiamo trarre dalle sue parole.
Dalla forza e dalle difficoltà della vita: “quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta”. Alla serenità e alla pace interiore: “Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia”.
Un pacifista lontano dall’utopia, ma comunque sognatore e fiducioso: “mi piaceva pensare che i problemi dell’umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente”.
È l’insegnamento più grande che ci ha lasciato. “Pensare diversamente”, non conformarsi al consumismo sfrenato di un’economia che tenta di appiattire tutto e tutti. Ed è forse proprio questo il motivo per cui questo grande giornalista è tanto apprezzato dai giovani. Perchè in lui vedono, vediamo, un qualcosa di diverso, lo spronarci a cambiare, noi stessi e gli altri, a cercare un mondo, una vita, migliore.
Hare Tiziano.